Un nuovo anno
È con animo leggero che quest’anno mi avvio a prendere servizio nella nuova scuola.
Ormai la trafila la conosco bene; si ripete da anni. Talvolta è quasi un proforma perché mi è già capitato di ritornare a insegnare in un istituto nel quale avevo già lavorato.
Mi dovrò presentare alla custode dell’atrio centrale spiegandole chi sono.
«Prego professoressa», mi dirà sicuramente indicandomi quale corridoio prendere per raggiungere la segreteria del personale che in genere è attigua a quella amministrativa. Dovrò consegnare la nomina del Provveditorato - continuo a chiamarlo così anche se nel frattempo ha cambiato nome almeno un paio di volte - che comunque in copia è già in loro possesso, e comunicare tutti i miei dati.
In seguito passerò nell’ufficio amministrativo, poi in vicepresidenza dove mi daranno l’elenco delle riunioni già programmate, mi informeranno che avrò sicuramente una prima classe e altre classi che i colleghi anziani non vogliono più e mi indicheranno l’aula dove gli oraristi stanno buttando giù l’orario provvisorio e definitivo dei docenti, che è sempre un compito gravoso e difficile. Bisogna riuscire a far quadrare le attività di palestra, i vari laboratori, lo sdoppiamento per le lingue, le interclassi, i rientri pomeridiani, le ore di chi è su più scuole, l’eventuale giorno libero e, soprattutto, cercare di non fare troppi buchi…
Lì dovrò compilare il modulo con le desiderata sapendo benissimo che non avrà nessun valore. Come dappertutto, anche in questa scuola gli anziani dell’istituto avranno delle necessità più necessarie delle mie che sono l’ultima arrivata.
In genere ho trovato colleghi disponibili; speriamo non succeda come quell’anno quando mi ritrovai davanti agli addetti all’orario che scrutandomi per cercare di capire che tipo ero esordirono: “Non vorrai mica il sabato libero? E nemmeno il lunedì che è giornata di mercato! Forse avresti anche la pretesa di voler entrare alla seconda ora e comunque, cara mia, qualche ultima ora te la dovrai pur fare! E tieniteli un po’ anche tu i ragazzi che alle ultime ore sono ingestibili!”.
Con amarezza penso che, a cinquantasei anni, anziana ancora non lo sono, ma da quel punto di vista, probabilmente non lo diventerò mai.
Dulcis in fundo, dovrò attendere il mio turno per essere ricevuta dalla presidenza. Ma questa volta è proprio diverso perché, nonostante immagini cosa mi stia aspettando, sono stata finalmente assegnata, dopo ventitre anni di pendolarismo, ad una scuola nella città in cui vivo.
Ventitre anni di viaggi, migliaia di ore, ettolitri di benzina, di stanchezza, di pericoli…
Mi sembra un sogno, una meta che mai avrei immaginato di raggiungere. Sarà solo per quest’anno, lo so, si tratta di un’assegnazione provvisoria e l’anno prossimo per me ricomincerà il solito girone infernale.
Coomento autore:
È una raccolta di fatti di ordinaria amministrazione ignoti al pubblico, al quale vengono forniti i soliti luoghi comuni sul mondo della scuola, accaduti nel corso dell’anno scolastico 2009-2010, a mia moglie (insegnante come me, ma ancora in servizio).
Descrizione libro:
Due autori che si cimentano insieme perché entrambi sono stati anche insegnanti. Una vita in comune trascorsa dietro alle cattedre. Giorni, mesi e anni a fare fronte al lento disfacimento della scuola, alle riforme che cascano dall’alto come grandinate di primavera, alle incongruenze dei regolamenti folli, alla burocrazia spaventosa, alla società che cambia e che si adegua sempre più spesso all’aggressione verbale invece di concentrarsi verso un libero e sereno confronto, all’egoismo piuttosto che all’ascolto e alla solidarietà, e ai modi di vita imposti dal consumismo.