La cena
«Nonno! Nonno! C’è Daniele al telefono!». Annetta mi trotterellava incontro, sorreggendo con una manina il cordless. Mia figlia e mia moglie, dalla porta del giardino, sorridevano alla sua traballante andatura.
Mi piaceva vedere le mie tre piccole donne così diverse per età, ma così somiglianti. Mia moglie più indietro, mia figlia qualche passo più avanti e mia nipote che mi correva incontro.
Provai ammirazione: tre generazioni, gli stessi tratti somatici, lo stesso carattere e gli stessi movimenti.
Il senso della vita, il senso della mia vita, mi arrivò dentro inatteso. Come una folgorazione.
All’improvviso, attraverso quelle tre figure distanziate tra loro in modo così emblematico, gli eventi salienti della mia esistenza presero a fluire, come lo scorrere dell’acqua lungo una grondaia in un giorno di pioggia.
Avvolto in una sorta di nostalgia perduta, sentii che, nonostante la determinazione, gli affanni e le aspirazioni, tutto ciò a cui avevo ambito, che avrei voluto essere, fare o divenire, era stato molto meno di quanto avessi davvero realizzato. Ciononostante, quelle tre creature sorridenti ebbero il potere di ritessere le fila della mia storia e riannodare i frammenti della mia vita. Mi pacificai, come per miracolo, con il passato e provai quel senso di sazietà che, invano, avevo cercato per tutta la vita.
Allora emisi un sospiro pieno, appagante, forse di liberazione, e posai la zappa. E, per la prima volta, mi sentii felice.
«Grazie Cipolletta!», le dissi e allungai la mano per prendere il telefono che la bimba mi porgeva. Lei mi guardava da sotto in su, gli occhi lucidi di ammirazione. Non potei trattenermi dall’allungare l’altra mano e sfiorarle, con una carezza, il piccolo mento proteso.
«Ehilà Daniele! Come stai?».
«Bene, vecchio! E tu?». Non attese la risposta, proseguì invece allegramente con il suo vocione roboante.
«Venite a cena, tu e tua moglie, sabato sera? Saremo a Villa Crespi. C’è anche uno spettacolo con una danzatrice del ventre. Che ne dici? Ci saranno Giancarlo, Pina, Ingrid… I soliti, insomma».
«Una danzatrice del ventre? Alla nostra età? Vuoi scherzare? Potrebbe esserci fatale!».
«Eh sì, è proprio vero, non è roba per noi e non lo è mai stata nemmeno quando eravamo giovani! Però potremmo rischiare, non credi?».
«D’accordo, allora ci troviamo lassù alle otto. Ciao. Un saluto a Maria Paola», risposi, interrompendo la comunicazione.
“Eh già! Non è roba per noi e non lo è mai stata! No, non lo è mai stata!”, ripetei tra me con un sospiro, riandando con la mente al passato.
È nato nel 2006 come una relazione finale di un corso settimanale di Gestalt couseling che poi si è trasformata in un romanzo. Ha avuto numerosi riconoscimenti nel settore della narrativa inedita: Primo classificato al Premio “Circe Una donna tante culture” Monterotondo (RM); Secondo classificato al Premio Letizia Isaia (NA); Terzo posto assoluto al Premio “Pegasus” Busto Arsizio (VA). Finalista ai premi “Nicola Moscardelli” Capestrano (AQ) e “Gaetano Cingari” (RC).
E’ stato pubblicato nel luglio 2008 dalla casa Editrice Leonida di Reggio Calabria e nel 2021 in nuova edizione da A.L.A. Libri di Livorno.
Copertina vecchia edizione
Una storia d’amore impossibile e al tempo stesso possibile, drammatica e lieve, intensa come poche, giocata tra realtà e fantasia. Un lui e una lei così distanti tra loro che mai, in condizioni normali, avrebbero potuto avvicinarsi. Invece, proprio come due isole che si uniscono grazie a una eccezionale bassa marea, avviene l’incontro.