Prefazione
Già nota per le sillogi “Arabesques” (2012), “Opalescenze” (2013), “La cenere del tempo” (2014), “Emma, alle porte della solitudine” (2015), “In esilio da me” (2016), " Nella clessidra del cuore" e la partecipazione a svariate antologie, enciclopedie e riviste nelle quali sono state inserite altre sue liriche, Giovanna Fracassi torna ai suoi lettori con questa breve raccolta di poesie " Il respiro del tempo".
Questa sua nuova silloge colpisce per la capacità di fondere le emozioni con elementi naturali. I suoi versi esaltano questa fusione producendo suggestioni sensoriali di rara intensità in cui la natura permea i sensi con una tale naturalezza da cogliere di sorpresa il lettore facendo emergere ricordi ancestrali che si intessono ai versi ricostruendo uno spazio senza tempo, possente nella sua delicatezza.
In queste liriche è presente quella sinfonia dell’anima in cui nulla è disgiunto, in cui la donna diventa il ricordo nascosto nella notte e contemporaneamente la proiezione verso la possibilità sempre aperta del futuro, in cui ci sono:
“… silenzi
sparsi come stelle cadenti
come briciole di speranze
su quel sentiero che ancora resta
da percorrere prima dell'alba.” ( Briciole di speranza )
Un sentiero che non si riesce ad abbandonare, svelato dalla lettura in un soliloquio che altro non è se non la voce delle emozioni , il fragore dell’amore
“… che sa
di fragole e di corse in bicicletta
di ginocchia sbucciate
e di risate innocenti”
come recita “Quell’amore”.
Versi che catturano i ricordi che fluiscono liberi e lievi e che seducono il lettore coinvolgendolo nella tensione che scaturisce tra il desiderio della scoperta e quello di una pausa di riflessione, perchè l’amore narrato diventa quasi uno spartito le cui note sono "sussurrate" al lettore creando melodie disincantate e indomite che blandiscono quel "fanciullo" nascosto nel cuore, un cuore che svela il suo prezioso scrigno in tutte le liriche presenti in questa raccolta. Quest'opera illustra e testimonia come l'autrice scelga di osservare con attenta delicatezza e di ricercare quel quid che non è soltanto forma ma anche rivelazione, per mezzo di uno sguardo che compone mentre cattura, presentando l'universo della bellezza nella sua dimensione più fragile e misteriosa.