Nel magico mondo di nonna Amelia

Autore : Giovanna Fracassi
Anno di produzione : 2021
Casa Editrice : Rupe mutevole
Genere letterario : Poesia-Ode - Filastrocca
Formato : Cartaceo

Altre Notizie : Recensioni- Interviste - note critiche - comunicati stampa - presentazione libro


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Prefazione

 

Nonna Amelia, come tutte le donne della mia famiglia,oltre ad

essere un’appassionata lettrice,si divertiva anche a scrivere. La

vedevo spesso, nel tardo pomeriggio, seduta al suo scrittoio,

davanti alla grande finestra che dava sul giardino, intenta a scrivere,

scrivere e ancora scrivere, quasi dimentica di tutto ciò che

la circondava.

Naturalmente ero molto curiosa e le facevo tante domande su

che cosa stesse scrivendo, ma lei mi rispondeva invariabilmente

che, appena fossero tornati i miei cugini Antony e Wanda, tutti

un po’ più grandi di me, lo avrei scoperto.

La nonna, la sera, dopo cena, ci leggeva una delle sue filastrocche

buffe, che lei chiamava “filastrocche sbarazzine”, per farci

ridere e dimenticare gli screzi della giornata. Poi ci narrava una

delle sue storie.

Lei sapeva che non è sempre facile e divertente essere un bambino

che sta crescendo; sapeva che anche noi piccoli potevamo

provare dei dispiaceri, delle paure e delle ansie.

Scrivere per noi e poi leggerci le sue storie era un modo dolcissimo

per rasserenarci e aiutarci a capire tante cose della vita e

del mondo.

 

Giovanna Fracassi

 

 

Introduzione

 

Tempo fa decisi di restaurare un antico scrittoio di famiglia che

troneggiava, piuttosto malconcio, nel bel mezzo della mia

Fu così che, prima di consegnarlo al mio valente falegname di

fiducia, mi misi a ripulirlo dalla polvere che lo ricopriva e ad

ispezionare i numerosi cassetti e cassettini di cui è composto.

In uno di questi trovai una piccola chiave in ottone che

sembrava essere troppo piccola per tutte le serrature in cui la

Arrivata all’ultimo cassetto, lo aprii e dentro ne scoprii uno più

piccolo: avevo trovato finalmente dove inserire quella chiave!

Fui sorpresa di trovarvi il vecchio taccuino di cuoio verde della

nonna Amelia. Lo riconobbi subito: era quello che usava quando

leggeva a me e ai miei cuginetti, le storie, le favole e le

filastrocche che inventava per noi.

Le ho rilette con tanto piacere, un pizzico di nostalgia e un bel

po’ di emozione. Così ho pensato di rendere onore, non solo a

lei, ma a tutte le nonne che da sempre raccontano le loro storie

ai nipotini, pubblicandole per farle conoscere a tanti altri

Così è nata questa raccolta. Non ci sono tutti i suoi scritti, perché

sono davvero tantissimi! Se questi piaceranno ai miei piccoli

lettori, prometto che riordinerò e pubblicherò anche gli altri.

 

Giovanna Fracassi

 

Estratto

 

Dopo un po’, per conoscersi meglio, quel vanitosetto di Serafino iniziò a raccontare:
«So cosa penserete di me: che Serafino è un gatto moooooltooo
fortunato (oltre che un grande chiacchierone)! Sì lo ammetto, faccio
quella che, ai più, può sembrare davvero una vita spensierata e senza
problemi. Qualche volta lo penso anch’io, quando vedo passare qual che micio trasandato e dall’aspetto
assai malconcio, visibilmente affamato ed in preda alla spossatezza e alla delusione per non aver
ancora trovato nulla da mettere sotto i denti. Vorrei però precisare,
che la mia esistenza è a dir poco singolare, certo con i suoi vantaggi
ma, consentitemelo, anche con qualche aspetto non del tutto piacevole. Vivo in un bel negozio di sartoria,
che si trova in una via pittoresca del centro storico della mia città. Non mi manca assolutamente
nulla, tranne forse un po’ di libertà. Ho le mie ciotole sempre ben rifornite di deliziosi croccantini che i miei
amorevoli padroni lasciano traboccare e dei quali cambiano spessissimo il gusto. Almeno due
volte alla settimana il mio menù varia ulteriormente perché mi vengono servite delle succulenti porzioni di
bocconcini di carne o di pesce con delle prelibate verdurine che, posso garantirvelo, sono assolutamente
una favola. Grazie a questa dieta varia e abbondante, godo di ottima salute, ho una stazza considerevole
(ma che non pensiate che io sia un gatto obeso, non è affatto così!) e un pelo grigio perla morbidissimo che
è la fine del mondo. Questo, devo aggiungere a onor del vero, anche grazie alle solerti e frequentissime
spazzolature a cui i miei padroni, tra un lavoro e l’altro, mi sottopongono con lodevole perizia.
Ah sì! Cosa c’è di più piacevole e rilassante di una spazzolata per sistemarsi la pelliccia e non riempirsi lo
stomaco di peli grazie alle immancabili, frequentissime sedute di pulizia a cui io, come ogni gatto che sia
degno di chiamarsi tale, mi dedico per gran parte del mio tempo (ovviamente quando non sono occupato a
dormire)? Ecco,voi penserete che, tutto sommato, non è male non doversi mai dare da fare a rincorrere
qualche preda per riempirsi lo stomaco. A me però, non dispiacerebbe farmi una corsetta, almeno ogni
tanto, per rincorrere, che ne so, qualche brutto topastro o anche un topolino grigio fumo con la coda
bitorzoluta. Di giorno non ho molto da fare.
Quando entra qualche cliente mi sposto sul grande tavolo vicino alla cassa, mi metto sull’attenti e resto così
immobile che, come dice la signora Lucilla, sembro addirittura un peluche.
Un giorno la mia padrona Angelina, ha detto che sono così bravo perché da piccolo mi hanno... aspettate ha
detto una parola strana...ah sì ... sterilizzato. Non lo so cosa significhi, ma lei ha aggiunto che in questo
modo non avrei mai dato problemi. Dico: che problemi potrebbe mai dare un gatto educato e distinto come
me? Perciò mi sono sentito un po’ offeso e poi quella parola ha un suono che non mi piace per nulla. Sarà
forse per questo che Reginella la Bella se passa davanti alla vetrina del negozio, dove io l’aspetto
ansiosamente per tutto il pomeriggio, non mi degna mai di un saluto? Giusto, voi vi starete chiedendo chi è
Reginella. È la gattina più bella del mondo!Il suo pelo è bianco neve e assolutamente frou frou, gli occhi suoi
sono di un azzurro splendente e le rare volte che mi lancia uno dei suoi sguardi fulminanti, resto tramortito
per almeno due ore. I denti poi sono dei piccoli diamanti aguzzi e le sue vibrisse sono lunghe e
sempre in ordine. Passa tenuta al guinzaglio dalla sua padrona, la signora Andreuccia che, in occasione del
suo ultimo compleanno, le ha regalato un collarino con tanti strass dorati e un pendaglio a forma
di cuoricino, che le sta una meraviglia.
Vederla passare è un tuffo al cuore: il suo passo non solo è, ovviamente felino, ma anche incredibilmente
elegante. Tiene la testolina con il naso puntato all’insù e sospetto che sappia benissimo che la
sto aspettando. Certo io non smanio, come fa il mio amico, il gatto giramondo Sigismondo. Lui è libero,
quindi la può seguire finché non scompare dentro il portone di casa.
A me non resta che sospirare e schiacciare un altro sonnellino.
Reginella non sarà mai mia, questo l’ho capito da un pezzo. Come si può dare ordini ad un cuore
innamorato?
A rallegrare le mie notti solitarie, quando il negozio è chiuso e tutti se ne sono andati ed io mi acciambello
nella mia cesta davanti alla vetrina, arrivano i miei amici.
Oltre al già citato Sigismondo, c’è Ofelia la gabbianella, che si fida a scendere sotto il portico e viene a
salutarmi beccando delicatamente sul vetro. Poi ci sono i due fratelli siamesi Punto e Virgola, che passano
prima di rientrare a casuccia loro, al termine di una giornata di vagabondaggi. Mi raccontano tutte le novità
del quartiere. È grazie a loro che sono sempre ben informato sugli spostamenti di Reginella,
o sui nuovi nati e purtroppo anche sui deceduti. Per fortuna, la mia zona è tranquilla e i gatti muoiono per lo
più di vecchiaia, amorevolmente accuditi dai loro padroni a cui hanno regalato anni di spensierata felicità,
permettendogli di essere dei servitori fedeli.
Io godo ancora di ottima salute anche se Angelina mi ha fatto notare,qualche giorno fa, che ho un filino di
pancetta di troppo, quindi croccantini razionati e solo in forma light e poi... ginnastica! Da allora mi
fa fare tre volte tutto il giro del negozio di corsa, facendo finta di volermi prendere per portarmi dal
veterinario Adalgiso.
Adalgiso è un veterinario, direi simpatico, che mi conosce fin da quando ero piccolino.
Tutte le vaccinazioni me le ha fatte lui. Indossa sempre un camice bianco lungo quasi fino ai piedi e sa
sempre un odore così strano, un odore che sento solo nel suo ambulatorio. L’anno scorso ci sono dovuto
andare davvero di corsa. Caspita ancora mi ricordo lo spavento che ho preso!
È successo tutto una mattina di primavera, mi sembra che fosse da poco passata Pasqua. Il laboratorio era
rimasto chiuso per qualche giorno e Angelina quella mattina, decise di dare una bella pulita. Per tanto aprì
la porta, mi raccomandò, come al solito di non uscire e iniziò ad occuparsi dei suoi lavori.
Mi ero rifugiato in alto, in una delle mie ceste preferite e da quel punto di osservazione controllavo i suoi
movimenti, augurandomi che la faccenda non andasse troppo per le lunghe, perché mi innervosisce
parecchio vedere tutto sottosopra. Ad un tratto entrò in nego zio Arturo con il suo grosso cane lupo Tuono,
con cui non sono mai andato troppo d’accordo, chissà forse per un’ antipatia reciproca.
Questo, come mi vide, iniziò ad abbaiare da matti e io per lo spavento persi l’equilibrio, caddi giù con la
cesta che mi rotolava addosso,
non capii più nulla e infilai la porta inseguito da Tuono che pareva indemoniato e non ascoltava
minimamente il richiamo di Arturo.
Non sono molto pratico del mio quartiere, dato che non esco mai,e quella volta, accecato dalla paura, non
ricordo neppure in quali vie cercai di nascondermi. Ricordo solo che, ad un tratto, mi vidi venire incontro
una bicicletta con davanti un cestino enorme, strapieno di piante.
Cercai in tutti i modi di evitarla ma la signora Elvira, un po’ perché non ci vede da un occhio, un po’ per la
sorpresa, un po’ perché le piante la sbilanciavano, non è riuscita a fermarsi, anzi l’ho vista volare a gambe
all’aria e planare rovinosamente, insieme alle sue piante,proprio davanti a me. Uno dei suoi vasi deve
avermi centrato il cervelletto perché sentii una gran botta e poi non vidi più nulla.
Quando mi risvegliai ero appunto nell’ambulatorio di Adalgiso. Sentii subito un forte dolore fra le orecchie e
cercai con le zampe di togliermi quella orrenda fasciatura, ma pure le zampe erano fasciate!
E come se non bastasse mi misero attorno al collo una specie di imbuto rovesciato, così non potevo né
leccarmi né grattarmi. Ragazzi, ve lo giuro! È stato uno shock e poi un tormento lungo non so dirvi quanto,
finché non mi hanno tolto quel coso e tutte le fasciature. È così che, da quella volta, mi è proprio passata del
tutto la voglia di andare fuori dal mio negozio, dal mio sicuro posticino vicino ad Angelina.
Qualche tempo fa però, è accaduta una cosa strana. Angelina è arrivata con il trasportino, quella specie di
cestino rosso, con un bel fiocco azzurro in cima, in cui mi fa entrare quando mi deve portare
da Adalgiso. Poi però non siamo saliti in auto, ma si è messa a camminare svelta svelta.
Mi sono subito preoccupato: che storia è mai questa? Dove mi starà portando? Ho sentito raccontare di
poveri mici abbandonati dai loro umani vicino ai cassonetti o nei giardini pubblici.
Ho sentito una stretta al cuoricino che già stava andando al trotto,se non proprio al galoppo.
Dopo quello che a me sembrò un tempo eterno, sentii Angelina suonare un campanello. Meno male,
pensai, non aveva intenzione di abbandonarmi, ma forse mi stava regalando a qualcuno? Ero stato
così cattivo? Che ansia! Quando finalmente mi fece uscire dalla mia cesta, e vi assicuro che non fu affatto
un’impresa facile, perché mi ci aggrappai con tutte le mie unghie, spezzandomene pure tre per la
disperazione, mi accorsi di essere in un bellissimo giardino. Mi guardai attorno meravigliato: non avevo mai
visto tanti sassi, tanti alberi,tanti fili d’erba e tanti fiori tutti insieme in tutta la mia vita.
Era questo il paradiso dei mici? Ero forse morto?

Nota dell’Editore

 

Un cesto pieno di favole, di ricordi che sanno di buono.

Un nuovo libro di favole e filastrocche. Non esiste viaggio migliore per nutrire la nostra essenza.

Giovanna Fracassi scava nei suoi ricordi e ritrova la memoria nei quaderni di nonna Amelia.

Ogni parola è scelta con cura, ogni filastrocca è un soffio di freschezza da ricordare nei giochi dei più piccoli. 

In un girotondo della vita e nei sorrisi sull’altalena le allegre cantilene prendono forma e significati.

Nella soffitta delle meraviglie si riscoprono voci e quel cesto di fiabe rivive nelle risate dei protagonisti viaggiando nel tempo, fra delfini e anatroccoli, gatti e topolini, elefanti e coccinelle.

Nonna Amelia sapeva che nulla sarebbe andato perduto, in quelle giornate di sole mentre il vento raccoglieva le giuste intuizioni per trasformare l’essenzialità in gocce di meraviglia.

E me la vedo sorridere mentre le sue pagine rivivono con l’amore che celebra l’eternità.

Scrivere e raccontare favole è come entrare nel ciclo delle stagioni, è riconquistare il valore del tempo, come medicina contro malinconia e tristezze, in un atto d’amore verso se stessi.

Gesti luminosi che ci attendono, fra terra e cielo, in un mondo intatto. Niente è lasciato al caso lungo il cammino dell’immaginazione, percorrendo una strada salvifica.

 

Maria Cristina Del Torchio