PREFAZIONE
di Maila Daniela Tritto
«Solo dopo aver conosciuto la superficie delle cose, ‒ conclude ‒, ci si può spingere a cercare quello che c’è sotto. Ma la superficie delle cose è inesauribile», così scriveva Italo Calvino nella sua memorabile opera Palomar, pubblicata per la prima volta nel 1983 per i tipi di Einaudi. Questa è senza dubbio una frase che merita una certa attenzione, poiché ci fa comprendere quanto la vita sia frenetica e perciò non sempre è possibile fermarsi un attimo, magari in solitudine, e riflettere su se stessi, su quello che si sta facendo e, soprattutto, sui legami intessuti con le persone che abbiamo conosciuto durante il nostro cammino. Per questo Italo Calvino ci invita ad andare oltre le apparenze per comprenderne l’essenza stessa.
È quanto capita nella silloge scritta da Giovanna Fracassi Emma. Alle porte della solitudine i cui versi poetici, come già suggerisce il titolo evocativo, sono intrisi di molteplici emozioni narrate con piglio deciso, ma anche in piena solitudine, appunto. Perché il libro che in questo momento reggete fra le mani, è impregnato dei sentimenti che scorrono senza sosta nei quali è evidente il carattere della poetessa. Ma andiamo con ordine. Ho avuto, infatti, il privilegio di leggere Emma in anteprima e adesso cercheremo di scoprire insieme qualcosa in più.
Del resto, già dalle prime battute «La lama del destino| come falce di gelo| fende la pietra| di gentile speranza», l’autrice conduce il suo lettore in un tempo indefinito, là dove tuttavia si percepisce fin da subito la solitudine della donna che ci narra di un passato dolente e di una “gentil speranza” per un futuro diverso e forse migliore. «Dal ripostiglio del tempo| l’ombrosa e luminosa presenza| come fresca paglia di memoria| brucia il libro nel sole». La liricità con la quale sono descritte le prime sensazioni create dalla penna di Giovanna Fracassi colpisce come il sole che riflette i suoi timidi raggi sulla candida neve, un barlume di speranza sul manto candido e persino come alcune memorie raccontate con un ritmo frenetico.
Se poi ci si sofferma sulla poesia Eco, si comprende, in effetti, che c’è qualcuno in particolare che anima i pensieri della scrittrice. L’eco che: «Richiama| ricerca| ricorda| pronuncia il tuo nome.| Perché nulla| alla fine| di noi| si è mai davvero perduto». Ecco dunque che la poetessa non si abbandona lentamente al suo ricordo ma cerca con tutta se stessa di recuperare la sua memoria, poiché nulla può essere più forte di quest’ultima. Per questo si ha la consapevolezza che nulla è mai stato davvero perduto. D’altronde, ancora una volta si manifesta nell’aria la speranza iniziale.
La scrittura di questa silloge s’insinua nei recessi dell’inconscio e spazza via perfino le ultime barriere che vorrebbero cancellarne il ricordo, anzi v’imprime un segno tangibile che è appunto caratterizzato dalle pagine fatte di carta e inchiostro. Tutto ciò è evidente nella poesia Mondo. Il mondo intimo della donna che mostra a tutti la sua identità psicologica, avvalorato dal periodare lirico che riserva non poche sorprese giacché tutto appare come un caleidoscopio d’immagini, suoni e talvolta persino profumi: «I miei passi nel sole| i riflessi delle stelle| nel tuo sguardo| i tuoi occhi immensi:| lì| il mio mondo raccolto».
Eppure, in questa silloge troverete perfino un certo simbolismo, che è sicuramente da interpretare, come capita in Fruscio: «Rotola il ricordo della gerla gravida| della memoria| ed è fiato trattenuto| tracciato sulla pagina| di bianca attesa| leggero impalpabile fruscio| della polvere dell’illusione». Benvenuti, dunque, nel mondo di Giovanna Fracassi, nel quale probabilmente molti di voi riusciranno a immedesimarsi. Un mondo di emozioni per una vita vissuta intensamente.
Introduzione
Emma è un nome di fantasia, ma non è immaginaria la donna alla quale è dedicata questa mia nuova silloge. Si tratta di mia madre che mi ha lasciato ormai da anni .Purtroppo ancora prima, la malattia dell’Alzheimer me l’aveva irrimediabilmente allontanata, rinchiudendola in quella solitudine, alle soglie della quale, io sono rimasta e che ha fatto da contraltare a quella mia di figlia impotente. Perché ci sono assenze, ci sono abbandoni che non possono essere consolati e meno che mai colmati.
Emma è una raccolta di poesie in cui tornano i temi a me cari estesi a tutti quei momenti della vita di una persona nei quali si fa più acuta la consapevolezza della ineludibile e sostanziale solitudine dell’essere umano , attraversata da brevi momenti di condivisione e di appartenenza con altre anime in viaggio in questa vita meravigliosa ma a termine.
Ecco quindi che la solitudine di mia madre diventa l’emblema di ogni solitudine: quella conseguente alla perdita dei propri cari, degli amici, dell’amore , della fede, della speranza quando tutto sembra sia perduto. Ma ancora una volta la mia visione della vita si apre al fine ultimo che sempre muove l’animo umano: l’anelito all’infinito. Questo è ciò che può dare senso pure al dolore, alla mancanza, all’assenza e all’attesa.
Perché ognuno sa e deve credere di appartenere al flusso del divenire dell’universo, a quel moto perenne in cui nulla va perduto per sempre, ma ogni particella di ciò che siamo, siamo stati, e tutto ciò che abbiamo provato, pensato, le lotte per i nostri ideali, le nostre gioie e le nostre infelicità contribuiscono, come tante particelle, a perpetuare il meraviglioso miracolo della vita. Nessuno di noi nasce invano, ciascuno ha un suo compito da assolvere per sé, per gli altri, per l’universo di cui fa parte: vivere e vivere in piena consapevolezza. E i momenti in cui ciò si manifesta ed è percepibile in modo netto, sono quelli connotati dalla sofferenza, dalla pietà, dall’empatia. Attraverso questi è possibile giungere alla gioia, alla felicità di essere e sentirsi vivi e appartenenti a un tutto.
Giovanna Fracassi
Incipit
Presenza
La lama del destino
come falce di gelo
fende la pietra
di gentile speranza
e
dal ripostiglio del tempo
l’ombrosa e luminosa presenza
come fresca paglia di memoria
brucia il libro nel sole
ed è polvere di seta
negli occhi del silenzio.
Giovanna Fracassi
Sinossi
Emma alle porte della solitudine è una raccolta poetica di Giovanna Fracassi che affronta, con delicata profondità e intensità lirica, il tema universale della perdita e del legame tra madre e figlia. Dedicata alla figura materna scomparsa, evocata attraverso il nome simbolico di “Emma”, l’opera è un lungo canto d’amore, memoria e resistenza che attraversa il dolore con consapevolezza e tensione spirituale. Attraverso una lingua poetica raffinata e simbolica, Fracassi ci conduce lungo un percorso interiore fatto di attese, ombre, nostalgie e rivelazioni. I versi si intrecciano come fili di seta nella trama della solitudine, ma sanno aprirsi alla luce di una speranza mai del tutto sopita. Le immagini della natura – il vento, il cielo, il mare, la polvere – si fanno specchio del paesaggio emotivo, mentre il tempo diventa presenza costante: non solo come perdita, ma anche come soglia, come possibilità. Emma alle porte della solitudine è molto più di una semplice raccolta di poesie: è un atto d’amore che si fa parola, un rito di elaborazione del lutto che diventa spazio di condivisione, una testimonianza poetica che tocca corde profonde e universali dell’animo umano.
Commento su Emma alle porte della solitudine
Leggere Emma alle porte della solitudine significa entrare in un territorio fragile e sacro, dove la parola poetica si misura con l’indicibile: la perdita di una madre, la solitudine che ne deriva, e il bisogno ostinato di custodirne la presenza anche oltre la soglia dell’assenza. Giovanna Fracassi, con voce limpida e dolente, riesce a trasformare la memoria in materia viva, il ricordo in ordito lirico. Non c’è compiacimento nel dolore, né facile abbandono al rimpianto: ogni poesia è un gesto, un atto di resistenza affettiva, un modo per dire che l’amore continua, che il legame non si spezza, ma si trasfigura. Il tono è intimo ma mai chiuso in se stesso: la parola scava dentro l’esperienza personale per farsi universale.Ciò che colpisce è la naturalezza con cui Fracassi attraversa i registri dell’anima, passando dalla nostalgia alla speranza, dalla preghiera alla visione, senza mai perdere l’equilibrio tra intensità emotiva e rigore poetico. I versi scorrono come un fiume, a tratti sommesso, a tratti impetuoso, sempre tesi verso una soglia: quella fragile frontiera tra la vita e la memoria, tra la presenza e l’eco. Emma non è solo la madre: è ogni amore perduto che ancora ci parla. È ogni essere umano che cerca un varco nella solitudine per tornare a sentire, a credere, a esistere.