La cenere del tempo

Autore : Giovanna Fracassi
Anno di produzione : 2014
Casa Editrice : Rupe mutevole
Genere letterario : Poesia - Lirica
Formato : Cartaceo
Quarta di copertina
Altre Notizie : Articoli-Interviste-Recensioni


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PREFAZIONE LA CENERE DEL TEMPO

 

Il tempo ha affascinato ogni essere umano, sin dalle origini infatti l’uomo ha provato a determinare il tempo inglobandolo in una struttura prettamente antropica. La poesia ha sempre avuto un rapporto esclusivo con il tempo e con la sua versatilità in quanto non lo si considera “definibile” ma esteso. Questo è un alto concetto di cui si parla sin dagli inizi della cultura greca, tempo e spazio sono così indeterminabili da un unico essere, sono la rappresentazione di un immenso che non ci è dato conoscere.

“Di ciò che non so/ taccio grata// non mi domandare/ né indagare del mio essere.// s’aprono e si chiudono/ paratie d’acciaio// Di ciò che so/ taccio sicura// tuttora la ricerca/ è laboriosa// a nulla di certo/ sono pervenuta// esteso è il tempo/ e vasto è lo spazio.” – “Paratie”

“La cenere del tempo” rielabora concetti misterici del poeta in concomitanza con il mondo moderno che ha accelerato i ritmi della vita a tal punto da non aver individuato una direzione possibile per quelle menti che ancora sono in viaggio alla ricerca delle risposte alle domande esistenziali che ancora tormentano l’uomo contemporaneo. L’essere umano, oggi così piegato alle esigenze della società, si trova smarrito e riflette sulla caducità delle strutture umane rivelando in tal modo tutto il suo malessere.

In particolare, l’Io poetico, si sofferma su ciò che ha vissuto con la consapevolezza di non poter afferrare tempo e spazio: qualora uno fosse certo, l’altro si contorcerebbe nelle passioni e debolezze. È un rivelarsi nudo davanti al lettore, che ha la possibilità di intravedere spiragli di luce dietro alla coltre di malinconia presente, una malinconia che guarda al passato per concepire un presente vagabondo ma ancora foriero di emozioni e di passioni.

“Raminga/ solitaria e perlacea,/ nel tuo cielo,/ indifferente/ scagli// i tuoi raggi diafani/ ad inseguire/ il mio cauto errare/ fra le asperità/ di questa terra,// oh sì, di questa terra,/ dove la mia ombra/ ora s’interseca ora s’incatena/ alle altre mute essenze,/ ora umile ora superba,// accanto sosta/ e poi fugge/ e poi ritorna,/ ma non si disperde/ ma non si tramuta// […]” – “Vagabonda”

Alessia Mocci

 

Anima mia

 

Che ti inquieta
anima mia,
che vai
febbricitante
di astro in astro.

Che ti affanna
anima mia,
che incauta
t’aggiri
di selva in selva
e penetri
di ombra in ombra.

Che ti flagella
anima mia,
che ti esponi
ai venti
di tormenta
e t’avventuri
fra i flutti
tumultuosi.

Che ti scuote
anima mia,
che ti affacci
ai neri dirupi
e cerchi ristoro
negli umidi anfratti
del dolore.

Dimmi,
che ti inquieta
anima mia?

Sinossi – La cenere del tempo


Giovanna Fracassi – Rupe Mutevole Edizioni, 2014
La cenere del tempo è un’opera poetica intensa e stratificata, in cui la parola si fa voce dell’inquietudine dell’anima, del fluire incerto del tempo e della lacerazione amorosa. La silloge raccoglie brevi testi lirici che si muovono tra visione interiore e paesaggio simbolico, attraversando la solitudine, il ricordo, la perdita e il desiderio. La “cenere” è il residuo di ciò che è stato, ma anche il segno di ciò che continua a bruciare dentro: non solo memoria, ma materia viva.
La scrittura è essenziale, sussurrata, costruita per immagini — luna, vento, giardini, mare, fiori — che evocano l’instabilità e l’ambivalenza del sentire. Il tono è malinconico ma mai disperato: in ogni lirica si avverte il tentativo di trasformare la fragilità in bellezza, l’assenza in poesia.
In questo spazio rarefatto, la voce poetica si muove in bilico tra il visibile e l’invisibile, tra la rassegnazione e il desiderio di riscatto, offrendo al lettore non certezze ma risonanze. La cenere del tempo è dunque un canto sottile e vibrante, che trova nella parola poetica l’unico rifugio possibile contro lo scorrere inesorabile dell’esistenza.

Commento a La cenere del tempo


In La cenere del tempo, Giovanna Fracassi ci consegna una poesia che non grida, non si impone, ma scava. È una voce discreta, intima, che vive nel margine, tra la soglia del ricordo e quella dell’assenza. Le sue parole non cercano di spiegare: si adagiano, come la polvere su un mobile antico, come la cenere sul volto di chi ha camminato a lungo dentro il proprio dolore.
Il libro si muove in uno spazio mentale in cui il tempo è materia friabile, che non si lascia afferrare ma che continua a pulsare nelle pieghe della memoria. L’amore è presente in molte forme — desiderato, perduto, temuto, mai posseduto fino in fondo — e si rivela sempre come esperienza trasformativa, che lascia un segno, anche nel suo svanire. In questo senso, la poesia di Fracassi sembra non volersi mai appropriare dell’oggetto d’amore: si accontenta di inseguirne le ombre, sapendo che è nella distanza che risiede la sua verità.
Il lessico è colmo di immagini naturali, ma non è mai decorativo: il vento, la luna, le foglie, la sabbia, il mare… sono elementi interiori, proiezioni di un paesaggio dell’anima che si sfalda e si ricompone continuamente. C’è un’intelligenza sottile in questo gesto poetico, un pudore antico, quasi una rinuncia alla pretesa di dominare il senso. Si scrive perché qualcosa resta, ma anche perché tanto è già perduto.
Nel panorama della poesia contemporanea, spesso affollato da narcisismo e frammentazione gratuita, La cenere del tempo si distingue per coerenza, profondità e integrità. È un libro che non offre soluzioni, ma spalanca domande. Un libro che può essere letto anche a voce bassa, di notte, come si fa con le parole che toccano davvero.