Bootrailer
PREFAZIONE
Molti autori e critici hanno scritto prefazioni, introduzioni, interviste, recensioni, articoli riguardanti i libri di Giovanna Fracassi.
Si ritiene pertanto utile e interessante presentare qualche estratto da alcuni di questi interventi per focalizzare, sia pure in modo non esaustivo, i temi e le caratteristiche principali rilevate nell’ana-
lisi della sua poetica.
La giornalista Petronilla Bonavita così scrive: “Stordiscono i versi di Giovanna Fracassi, e lo fanno in tutta la loro musicalità, perché prendono chi legge trascinandolo in una danza quasi da baccanti a volte, facendolo perdere nella bellezza del verso sciolto, nel caos delle emozioni e dei colori. Con estrema consapevolezza l’Autrice sceglie parole ed espressioni, misura la punteggiatura, tinge i paesaggi descritti con le sfumature di stati d’animo che proiettano e interiorizzano allo stesso tempo. Vi sembrerà di essere con lei a toccare, sentire, percepire ogni singolo dettaglio emozionandovi e intimorendovi, presi senza alcuna difesa da un ritmo che si fa ora pressante ora lento, lasciandovi senza fiato talvolta alla fine della lirica. Emerge in questa antologia una corrispondenza d’amorosi sensi fra chi scrive e tutto ciò che lo circonda. Così il lettore è invitato a guardarsi intorno, a percepire anche lui le piccolezze che distinguono ogni giorno dall’altro,
ogni sensazione da quella appena successiva...Una collezione di attimi congelati in versi, fortunatamente sigillati nel tempo, così da permettere di gustarli una, due, infinite volte, alla ricerca di quel piacere che solo l’arte, quella che coinvolge tutti i sensi, è capace di offrire”.
Mentre la giornalista e scrittrice Alessandra Ferraro evidenzia che “Il più minuto germoglio dimostra che davvero non c’è nessuna morte, e che anche se ci fosse porterebbe dritta alla vita... Tutto continua e si estende, niente si annulla, e morire è qualcosa di diverso da quello che si suppone…” Queste parole di Walt Whitman in Foglie sembrano racchiudere il significato intrinseco dell’opera poetica di Giovanna Fracassi. Il riferimento alla rinascita, attraverso cui tutto si estende, continua e non si annulla, è proprio quello dello spirito, dell’anima che, nonostante le difficoltà dell’esistere, le delusioni e le amarezze, risorge sempre a nuove comprensioni e possibilità. La rac-
colta poetica della nostra autrice, lungi dal pessimismo, risulta essere un vibrante inno alla vita. Giovanna Fracassi, già conosciuta nel panorama letterario per altre sue opere di spessore, in questa raccolta poetica, resa elegante dall’uso di termini ricercati, riesce abilmente, destreggiandosi con fluidità di comunicazione, a scandagliare le più riposte pieghe dell’animo. La sua appare come una ricerca continua e “spasmodica” dell’“oltre”, dimensione ideale e confortante. Uno stile, il suo, in cui ritmo e suono si fondono alla perfezione fino a rendere i versi scanditi e armoniosamente musicali. Si potrebbe azzardare nell’affermare che per l’autrice la poesia sia musica e la musica sia poesia. Fil rouge di tutta la narrazione poetica è il sentimento della nostalgia, che permea tutti i versi. D’effetto la fusione della nostalgia con gli elementi della natura. La luna, il mare, i paesaggi innevati, il vento, l’azzurro del cielo, il tramonto, l’alba sono cari e inseparabili compagni di viaggio dell’autrice. La sua nostalgia è al contempo spazio e tempo dell’altrove, di quella dimensione salvifica e personale che consente di ricamare i ricordi del passato e pensare alla possibilità confortante del futuro. Il suo “respiro del tempo” che si arresta, che smette di seguire il ritmo scandito e imposto del tempo e dello spazio oggettivo, diviene momento soggettivo, prezioso, privato, di ripiegamento e si esprime in quelle pause di riflessione, di meditazione, che conducono l’autrice a vivere un’esperienza fuori dal contingente. Le immagini che giungono al lettore sono quelle di una spinta emozionale traslata dal piano del “reale” a quello dei sentimenti del suo tempo e del suo spazio. E così l’autrice ricrea con la poesia quella personale dimensione sospesa che esprime il desiderio di un’anima che ha “ali spiegate e non si lascia imbrigliare espandendosi nell’infinito eterno”. Là dove la tristezza è vissuta come cicatrice che graffia l’anima, l’inchiostro della penna sul suo foglio è quel balsamo vivo che ristora e conforta la sua.”
La scrittrice Cristina Biolcati propone un’interessante analisi critica “Fin dai primi versi di questa raccolta poetica si comprende come la protagonista assoluta sia la solitudine, intesa non tanto
in senso peculiare, bensì universale, in quanto caratteristica che accomuna l’essere umano. Brevi istanti di condivisione di cui si compone la vita, non evitano di percepire in maniera assordante
questo sentimento. Vi è però un senso di speranza, che ci dice che niente è perduto, quell’”anelito all’infinito”, come lo chiama l’autrice, attraverso cui si riesce a dare un senso al dolore e alla
mancanza. Nessuno nasce invano, ed ecco quindi che la lirica si trasforma in un inno che nega l’inutilità della vita e che rifiuta che essa sia tale. Ciascuno ha un compito ben preciso da svolgere, ed è come se il dolore attivasse i sensi. Attraverso la sofferenza, ci si sente vivi. Importante perciò è il recupero della memoria, quel “ripostiglio del tempo”, di cui rimane un’eco sempre presente seppur in lontananza. La poetessa quindi si fa strada e cerca il ricordo, e attraverso l’urgenza dei suoi scritti, si impone di ripercorrere le proprie radici e di non essere mai dimenticata...Il ricordo è riportato attraverso immagini bucoliche, di una natura sempre presente, che è benevola ma rimanda al duro lavoro nei campi, di generazioni passate. Nei ricordi di bambina la tristezza rimane in agguato, pronta a ghermire e a ricordare quel vuoto venuto col tempo... Questo poetare, che prosegue per similitudini e si sviluppa in dicotomie, è in continuo divenire. Una sperimenta-
zione che include parole provenienti dal mondo della musica e assonanze con termini utilizzati da poeti antichi, fra tutti Leopardi.
“nella foresta più vergine/ dove lo sguardo si smarrisce/ dove
la mente si spaura/” da “Foresta”.
Vi è un profondo desiderio di avere risposte, in questa raccolta poetica di Giovanna Fracassi, che siano domande poste ad un amore, al padre, alla madre, ai figli o alla vita di tutti i giorni. La
ricerca di un registro linguistico che sia d’impatto. Che prima ancora di arrivare col concetto, arrivi al lettore per il suono. Come la musica, così importante e colonna sonora dell’esistenza”
Teresa Laterza Formatrice/Critico letterario/Editor/book counselor, così interpreta la poetica di Giovanna Fracassi “...La filosofia e l’arte (nelle sue varie forme) sono ...facce di un’unica
medaglia. Non si può quindi parlare ad esempio della morte senza il riconoscimento dell’impatto emotivo. Così per le categorie di spazio e tempo tanto indagate dai grandi pensatori e che per l’autrice si plasmano, uscendo dalla rigida oggettività, imbrattandosi di quel sentire del tempo presente che è l’unico ad avere un senso e un perché. Dunque più che una rivoluzione“copernicana” l’autrice mette in atto un interessante “olismo” nel quale emozioni e sensazioni sono il prodotto del modo di percepire ciò che la circonda attraverso la materialità del corpo e l’essenza dell’anima con le infinite sfumature emotive... La poesia è per l’autrice quella dimensione spazio-temporale ideale in cui s’immerge nella sua interiorità per poter dare vita a quelle riflessioni che tanto più riescono a raggiungere il lettore quanto più emergono emotivamente connotate...La scrittura, in particolar
modo la poesia, è intrisa di filosofia, considerando che il poeta esterna il suo microcosmo, facendosi portavoce di un sentire universale che colloca all’interno del proprio pensiero o visione filosofica... Anche il sentimento dell’amore...trova il suo senso nelle categorie dello spazio e del tempo che hanno la loro ragion d’essere in funzione della sua anima - fiamma del suo dire poetico – definita quello spazio dell’interiorità, quel “luogo” dove il tempo non ha più significato, e ieri, oggi, domani sono categorie superate in un ritorno continuo grazie al nostro esserci nel e per il mondo. Un’esistenza che è consapevole della ciclicità di ogni esperienza come può esserlo quella del bene e del male, della gioia e della sofferenza perché nulla può esistere in sé se non nell’alternarsi degli opposti. Un’opera decisamente interessante nella quale l’autrice si avventura con grande abilità tra le infinite realtà esistenziali.
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