Mio nonno si decise ad andare sul tetto quando la situazione in cucina diventò proprio insopportabile e solo dopo che un tiepido sole ebbe asciugato le tegole dalla pioggia dei giorni precedenti. Io avevo dieci-undici anni e avrei dato la vita per seguirlo.
«No, Mike, tu mi servi qui, a terra.»
«Ma nonno…»
«Andare sul tetto è importante, ma lo è altrettanto controllare che qui non succeda niente. E io di chi mi posso fidare se non del piccolo Mike? Di tua nonna? Non crediamo, vero?»
«Va bene, nonno.»
«D’accordo, allora. Aiutami a piazzare la scala. Poi mettiti davanti al camino e occhio. Guarda che non succeda niente. Mi fido di te.»
L’ultima frase la disse arruffandomi i capelli con una mano tozza e callosa, ma neanche quel gesto gocciolante affetto riuscì a togliermi la frustrazione di non poterlo seguire.
Piazzammo la scala e con gli occhi che cominciavano a pizzicarmi di lacrime lo guardai salire lentamente la dozzina di pioli fino ad arrivare a poggiare con infinita precauzione una pesante scarpa da lavoro sulle prime tegole. Quando tutti e due i piedi furono sullo spiovente mi diede il via senza voltarsi e rimanendo rigido come un ciocco di legno.
«Ci sono, Mike. Adesso vai dentro e bada che non vada tutto a fuoco.»
È la biografia di Mike Papa, dall’infanzia segnata dalla morte del padre fino al coma e la conseguente menomazione. Una vita all’insegna degli eccessi, dello sbando e dell’omicidio.
Ma anche dell’amore e dell’assoluta normalità.
Una narrazione semplice e lineare che non potrà fare a meno di coinvolgere il lettore, lasciandolo con una domanda irrisolta:
chi è davvero Mike Papa?