Appartenenza
Appartengo a una strana categoria umana,
quella che sa spingere avanti i propri giorni,
arrancando dietro taluni forti anacronismi
come gli ideali di equità che mai ci saranno.
Appartengo alla buona classe degli emeriti fessi,
perché mi aspetto dagli altri ciò che mai verrà,
perché sono solito, con la mia eccessiva fiducia,
porre uno sguardo al futuro che, invece, scolora.
Appartengo alla schiera dei poeti che contemplano
con l'anima assai rivoluzionaria dei bambini
la voce nascosta dalle spighe di grano al vento,
eascolto, devoto, ogni cosa in apparenza infinitesima.
Ho colto ovunque semi di poesia scaturisce dall'intima adesione del poeta nei confronti di un flusso impetuoso della realtà che, oggi, avvolge e stravolge i sensi e le certezze. E, a partire dall'emblematico titolo, è tangibile la cognizione del recupero soggettivo sul versante del versificare come operazione quasi quotidiana di lettura e analisi della realtà. È pure assai visibile la profonda consapevolezza dell'inestinguibile valore culturale e sociologico della poesia, capace ancora adesso, di restituire verità trasmissibili e condivisibili, al di là di steccati ideologici o materiali. Il lessico, la stessa metrica o le metafore di cui i versi sono intrisi hanno un intento narrativo ed esplicativo di storie e immagini,
talvolta di respiro pittorico e di lampante evidenza comunicativa, anche quando il componimento è racchiuso, quasi rannicchiato, nel cuore in disparte del poeta.
Gioacchino Di Bella è nato a Salemi nel 1966.
Tra le sue opere più recenti, la silloge Tracce di me a occidente (Porto Seguro 2022) e il romanzo breve Liù il gatto che ruggiva (Rosabianca 2022).