Questo libro nasce da una domanda: cosa mi ha aiutato a superare i periodi di quarantena durante la pandemia da Covid-19?
Già nei primi mesi di lock-down i giornali scrivevano dell’aumento di stress, ansia e disturbi dell’umore, ma pure degli abbandoni scolastici, dei divorzi e dei suicidi. Il Coronavirus ha sconvolto la vita delle persone, ne ha messo a nudo le debolezze, ma ha pure messo a nudo le debolezze della società. La crisi del mondo del lavoro non ha fatto che aggravarsi mentre, giorno dopo giorno, scoprivamo che molti non possedevano gli strumenti tecnologici adeguati per affrontare la didattica a distanza o lo smart-working. E che dire della lontananza degli affetti? E della privazione delle abitudini? Vietate ricorrenze come aperitivi, cene, allenamenti in palestra, serate in discoteca, shopping, in tanti si sono ritrovati svuotati e soli con se stessi. Il confinamento nelle quattro mura di casa, magari senza nemmeno la possibilità di frequentare uno spazio verde, ha negato gli unici momenti di evasione da una vita fatta di lavoro, burocrazia e convivenze forzate. Dato un contesto così complesso, non meraviglia affatto che i disagi psicofisici siano cresciuti in maniera esponenziale.
E io? Facendo mente locale posso dire di essere stato fortunato. Primo: non ho avuto lutti in famiglia, né ricoveri gravi. Per oltre cinquantamila famiglie la sorte non è stata altrettanto favorevole, purtroppo. Secondo: abito in un piccolo paesino di collina ricco di boschi e sentieri. Terzo: non ho avuto il problema della noia. Ventisette anni di interventi ortopedici mi hanno abituato a periodi di solitudine e confinamento, portandomi a ripiegare su passioni come scrittura, lettura, pittura.
Oltre alla buona sorte, però, c’è stato qualcos’altro che mi ha aiutato a reggere l’urto della pandemia. Con la quarantena ho riscoperto delle attività che mi hanno procurato un profondo senso di benessere. Esperienze che gli standard contemporanei definirebbero banali, ma che invece si rivelano determinanti per il soddisfacimento dei nostri bisogni emotivi fondamentali. Perché, dobbiamo ammetterlo, quella dei bisogni fondamentali è una dimensione che la società attuale tende a sbandierare e sopprimere nello stesso tempo. Oggi il nostro orizzonte viene in gran parte plasmato dai canoni della tecnologia, del denaro e degli influencer. Parliamo tanto di crescita personale, libertà finanziaria, qualità della vita per poi caricarci di ulteriori stress e frustrazioni.
Con questo non intendo propinare il mito secondo cui i soldi non fanno la felicità, né promuovere un’esistenza priva di comodità e ambizioni. Soldi, successo e tecnologia ampliano enormemente le nostre possibilità di azione, quindi possono costituire una buona fetta della nostra felicità. Chi lo nega vive spesso nell’invidia o nella resa, un po’ come la volpe quando dice che l’uva è acerba solo perché non riesce a prenderla. Quello che mi preme è che nell’inseguire le mode, le novità, le esperienze sofisticate, non si perdano di vista i bisogni essenziali della persona. Lo preciso perché gli esseri umani hanno la memoria corta. La pandemia non ci ha reso più consapevoli. Lo prova il fatto che, una volta allentati i vincoli, tutto è tornato come prima. L’importanza delle relazioni profonde, del contatto con la natura, della presenza a scuola è ricaduta in secondo piano.
Con questo libro non intendo nemmeno fornire un manualetto di istruzioni con cui conquistare la felicità. Sarebbe una falsa promessa. Preferisco invece condividere alcune esperienze personali e analizzarle sotto una nuova luce. In questo modo il lettore, anche quello che non riuscirà a rispecchiarvisi, sarà invitato a vivere una sorta di esperimento mentale attraverso cui ottenere nuova consapevolezza e pensare nuove opportunità di azione.
Le prossime pagine saranno divise in due sezioni. La prima riguarderà i bisogni fondamentali e il funzionamento della mente. Ci immergeremo fino alla parte più antica del cervello per capire come esso reagisce agli stimoli esterni, dopodiché analizzeremo quali “parti” della psiche vengono attivate da suddetti stimoli. Sarà un’immersione in apnea perché dovremo fare i conti con una vecchia verità oggi ancora più chiara, ovvero che possiamo covare un grande nemico dentro di noi. Un nemico che è essenzialmente l’abitudine di percepire noi stessi e il mondo in maniera disfunzionale. Vedremo allora come le aree cerebrali troppo suscettibili sono in grado di mettere sotto sequestro le altre e come i pensieri si modellano di conseguenza. Una volta toccato il fondo, cominceremo la risalita per scoprire che abbiamo anche due grandi alleati dentro di noi. Individuarli e dare loro un nome ci servirà per conquistare maggiore padronanza di noi stessi.
La seconda sezione consisterà in un excursus autobiografico nel quale racconterò il modo in cui ho fatto tesoro di questi alleati durante la pandemia. Riporterò esperienze positive ed estremamente semplici, ovvero esempi concreti di quel “banale” che fa bene citato nel sottotitolo. All’interno di esse troverete una mentalità, o meglio, un metodo, che ciascuno potrà declinare secondo la propria personalità e i propri mezzi. Quello di cui abbiamo bisogno, infatti, è un terreno solido su cui poterci rimettere in sesto dopo lo sconvolgimento dell’emergenza sanitaria. Un terreno su cui riprendere fiato e puntare i piedi per rialzarci.
La pandemia ha intriso di negatività la vita di milioni di persone, e rialzarsi ora non è certo facile. Questo libro propone di ricominciare dalle basi della nostra emotività, cioè da quei processi che permettono alla psiche di trovare la stabilità necessaria per potersi lanciare verso obiettivi più ambiziosi. Attraverso un approccio interdisciplinare che collega filosofia, psicologia e neuroscienze e il costante ricorso all'esperienza personale, Giuseppe Turchi guida il lettore in un percorso di consapevolezza volto al riconoscimento dei propri pensieri disfunzionali e dei bisogni psichici fondamentali. La ricerca di esperienze sensoriali positive, la riscoperta dei ritmi naturali e la realizzazione di attività gratificanti formano il nucleo di un metodo volto a impedire che il sistema nervoso metta sotto sequestro le nostre risorse affettive e razionali, ovvero quelle che ci servono per ripartire, ritrovando l'abitudine della semplicità.