«Io ho letto perfino un pensiero di Gorgia»
«Chi è mai?»
«Era un filosofo dell’antica Grecia» si mise a spiegare Bepi.
«E cosa ha detto di così interessante?»
«Ha detto che nulla è; se anche qualcosa fosse, non sarebbe conoscibile;
se anche qualcosa fosse conoscibile, non sarebbe comunicabile
agli altri»
Ovviamente, fra una domanda ed una risposta, i due continuavano indefessamente
a tracannare senza sosta, senza tanti problemi, giacché
erano abituati alle libagioni. Solo un po’ di acidità di stomaco, che
mitigavano con altre ombre a seguire.
«Ebbene» chiese Toni «visto che hai studiato, cosa significa quello
che ha detto quel tizio greco?»
«Te lo spiego prendendo lo spunto da ciò che ha scritto molto più
tardi, esattamente nel ‘900, il filosofo Maurice Merleau-Ponty, nella
sua opera incompiuta Le visible et l’invisible, che io ho letto in Fran9
cese, imparato nei miei anni di emigrazione stagionale in Normandia,
dove andavo a raccogliere patate, all’aria aperta, mica al chiuso come
quelli che non avevano studiato. Ciò che non è conoscibile, cioè, te
lo spiego con parole più semplici, altrimenti non capisci, ciò che non
si conosce è l’invisibile, mentre ciò che conosci è visibile, come le
ombre che noi beviamo»
«Ma se così è» replicò Toni, che non aveva studiato, ma non era stupido
«siccome si conosce tramite i sensi, noi conosciamo, quindi vediamo
con i nostri sensi anche l’invisibile»
«E dove e come lo vediamo?»
«Ma nel nettare e nel profumo che scopriamo nel vino!»
«Porca, vacca! E riesci a comunicarlo anche agli altri bevitori. Altro
che Gorgia!» Esclamò Nani «Porca vacca, un’altra volta! Pure se non
hai studiato, sei più intelligente di me!»