Taras Bul'ba - N.V. Gogol′ (1809-1852) (Tradotto e a cura di G.Santagati)

Autore : Giovanna Santagati
Anno di produzione : 1998
Casa Editrice : Edisco Editrice
Genere letterario : Narrativa - Storico
Formato : Cartaceo
Quarta di copertina
Altre Notizie : Occhiello-Indice-Prefazione


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P R E F A Z I O N E

 

Se è vero che con la pubblicazione di Taras Bul’ba, nel 1835, Gogol’ dava il suo contributo alla moda del romanzo storico, che sotto l’influsso di W. Scott si era propagata nella Russia degli Anni Trenta, è altrettanto vero che la sua ulteriore rielaborazione, fino al 1842, quando il ciclo della sua nostalgia ucraina era già concluso, attesta un interesse che va oltre quello del puro genere letterario.
Ormai inserito nel grigiore pietroburghese, nelle nebbie morali, in cui l’uomo non riconosce più l’uomo, avvolto com’è dalla meschinità della vita quotidiana, Gogol’ è alla ricerca di un mondo in cui ognuno possa ancora affermare sé stesso in nobili imprese e credere in grandi ideali.
Questo mondo gli viene offerto dalla tradizione popolare, in cui aveva un senso l’eroismo, l’amore, la lotta per la fede. Sullo sfondo dell’Ucraina epica, si stagliano figure come Taras, Ostap, Andrij, creature ormai estranee al mondo contemporaneo, personaggi che incarnano la capacità di vivere con slancio, impeto eroico, senza interessi meschini. La loro grandezza consiste nella sfrenata adesione alla vita in ogni sua opportunità: la guerra, l’amore, l’odio, la morte.
Che il romanzo non sia aderente alla storia non ha grande importanza: Gogol’ non si ancora a date precise. Lo spunto della narrazione è dato dalla annosa lotta di liberazione dei cosacchi dal giogo polacco. Il vecchio Taras vi incarna, nell’eroica durezza dei suoi tratti e del suo animo, il leggendario avventuriero della steppa e al lettore è dato di entrare con lui nella vita quotidiana della selvaggia repubblica di Zaporozˇ’e, di seguirlo attraverso le battaglie, gli assedi e il saccheggio di città polacche, di inorridire innanzi alla sua vendetta di padre ferito e addolorato, di assistere alla sua morte in nome della gloria e della libertà dei cosacchi.
Gogol’ non si preoccupò di rispettare l’esattezza della documentazione; egli si impegnò a non alterare fondamentalmente la storia che lo interessava, quella del “cosacchismo”. Tuttavia, pur se ispirato dalle tradizioni e dai canti popolari, egli seppe penetrare nello spirito del popolo, ed in questo fu anche storico. Ma dietro Taras e i cosacchi c’è innanzitutto una storia sostenuta da una grandiosa forza morale che conferisce al romanzo un drammatico e seducente tono di alta epicità.
Il libro offre da parte della curatrice un’ampia introduzione alla figura dello scrittore e al suo tempo con un interessante corredo fotografico. L’opera viene presentata nella sua genesi, nella cornice storica, nella caratterizzazione dei personaggi e nello stile. Taras Bul’ba consta di dodici capitoli. Nel libro ogni capitolo è introdotto da una brevissima sintesi che consente facilmente di riprendere il filo della storia ad ogni successiva ripresa di lettura.

 

Capitolo 1

 

- Fatti un po’ vedere, figliolo! Quanto sei ridicolo! Cos’è questa veste da prete che avete addosso? All’Accademia si va in giro conciati in tal modo?
Con queste parole il vecchio Bul’ba accolse i suoi due figlioli che avevano frequentato gli studi presso il seminario di Kiev ed erano ritornati finalmente a casa, dal padre.
I figli erano appena smontati da cavallo: si trattava di due giovani aitanti, dallo sguardo ancora sospettoso, tipico di tutti i seminaristi da poco licenziati. I loro volti, virili nei tratti e sani nell’aspetto, erano coperti dalla prima peluria che il rasoio non aveva ancora sfiorato. Una 10 simile accoglienza da parte del padre li aveva disorientati e se ne stavano immobili con gli occhi bassi.
-Fermi, fermi! - continuava il vecchio. - Lasciate che vi guardi unpo’ meglio! - e intanto li faceva voltare avanti e indietro a suo piacimento. - Ma che svitki lunghe avete indosso! Che razza di svitki! Svitki simili non ce ne sono mai state al mondo. Suvvia, uno di voi si metta a correre! Voglio proprio vedere se non tonfa per terra inciampando nelle falde.
-Smettila di ridere, babbo! - esplose alla fine il figlio maggiore.
-Senti, senti che tono! E perché mai non dovrei ridere?
- Perché no! Anche se sei mio padre, appena riderai di nuovo, quant’è vero Iddio, ti metto le mani addosso!
-Ah, razza di furfante! Come... a tuo padre? - disse stupito Taras Bul’ba, arretrando di alcuni passi.
-Ebbene sì, anche se sei mio padre. Se qualcuno mi offende non guardo in faccia né porto riguardo a nessuno.
-E in che modo vorresti batterti con me? A pugni, forse?
-In qualsiasi modo.
-Allora dai, fatti sotto coi pugni! - incitò Bul’ba, rimboccandosi le maniche. - Fammi vedere come te la cavi a cazzotti!

I cosacchi nel sec. XV hanno dato vita alle orde guerriere degli Zaporoghi. Capo di una di queste e Taras Bul'ba che, per vendicarsi dell'oppressore polacco, guida l'assedio alla città di Dubno con i due figli Ostap e Andrea. Taras uccide il figlio Andrea, passato per amore al campo avversario. Ostap è invece catturato dai nemici, portato a Varsavia e orribilmente torturato, mentre il padre, non visto, assiste. Per vendicarsi Taras solleva tutti i cosacchi e giunge fino a Cracovia, compiendo terribili stragi. Qui viene fermato dal generale Potocki e condannato al rogo.