L'ebreo venuto dalla nebbia - 9788832810486

Autore : Andrea Mauri
Anno di produzione : 2017
Casa Editrice : Scatole parlanti
Genere letterario : Narrativa-racconti - Storico-Fantastoria
Formato : Cartaceo
Quarta di copertina
Altre Notizie : cop_lebreo_13x18_soffi_page-0001


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Il 29 marzo 1516 il Senato della Serenissima Repubblica
di Venezia dispose il trasferimento obbligato
per gli ebrei nel ghetto: “Li giudei debbano tutti abitar
unidi in la corte de case, che sono in ghetto appresso san
Girolamo; ed acciocchè non vadino tutta la notte attorno:
sia preso che dalla banda del ghetto vecchio dov’è un
ponteselo piccolo, e similmente dall’altra banda del ponte
siano fatte due porte cioè una per cadauno di detti due
luoghi, qual porte se debbino aprir la mattina alla marangona,
e la sera siano serrate a ore 24 per quattro custodi
cristiani a ciò deputati e pagati da loro giudei a quel
prezzo che parerà conveniente al collegio nostro”. Veniva
così istituito il primo “claustro degli ebrei” anche se
l’appello alla segregazione, che condusse alla definitiva
chiusura nei ghetti della maggioranza degli
ebrei italiani, arrivò il 14 luglio 1555, quando papa
Paolo iv emanò la bolla Cum nimis absurdum.

La storia del ghetto di Venezia non assomiglia a nessun altra storia urbana. La parola ghetto nasce proprio li, 500 anni fa. Era il luogo in cui si gettavano i metalli: get, geto, gheto, ghetto. Poi la parola ha assunto il significato che conosciamo. Il ghetto di Venezia è un esempio unico di costrizione forzata che diventa contaminazione di linguaggi, culture, odori, sapori, conoscenze. Il governo della Serenissima ha saputo relazionarsi con la comunità ebraica che soggiornava a Venezia e la comunità ebraica, nella sua complessa diversità, è riuscita a resistere a costrizioni ed umiliazioni, divenendo un punto di riferimento commerciale e culturale per la città e non solo. In questi cinque secoli sono accadute vicende terribili e contraddittorie. Il Ghetto è stato aperto, richiuso, devastato, occupato, è stato teatro di orrori e di razzie. Oggi è spazio di memoria, di preghiera e di festa. Un luogo unico che conserva la sua magia, la sua unicità. Io, non ebrea, ho provato un'attrazione fatale per quel luogo, tanto da realizzare un documentario sulla sua storia. Non mi meraviglia quindi che un giovane scrittore abbia ripercorso quelle calli con sguardo attento, pronto a cogliere ispirazione per il suo racconto.