Capitolo 1. L’ Impero di Govhlor.
Il pianeta conosciuto sulla Terra con il nome di Gliese832c, che orbita attorno alla nana rossa Gliese832, visibile nella costellazione della Gru, era abitato da una civiltà molto evoluta che aveva scoperto come viaggiare nello spazio da centinaia di anni. Gli esseri che vi abitavano e che chiamavano Govhlor il loro pianeta,avevano una struttura corporea umanoide, con una statura chesuperava i due metri e mezzo di altezza. La robusta corporatura era dotata di una muscolatura potente e proporzionata alla forza di gravità del pianeta.
Il corpo si differenziava da quello umano per una spina dorsale molto evidenziata, sporgente dal dorso con una cresta cartilaginea che proseguiva lungo il collo e raggiungeva la sommità del cranio. La testa mostrava degli zigomi molto sporgenti che rendevano infossati i piccoli occhi dotati di una pupilla romboidale posta verticalmente. La bocca, senza labbra, mostravauna dentatura simile a quella umana ma con i canini molto più evidenti e aguzzi. I padiglioni auricolari, piccoli e vicinissimi al cranio, erano appuntiti. Completamente glabri, avevano la pelle spessa e coriacea di un colore grigio verdastro. Un Terrestre li avrebbe consideratidei rettili, anche se in realtà non lo erano.
Nonostante le tecnologie di cui disponevano, l’organizzazione sociale era primitiva e simile a quella diffusa sulla Terra nel Medio Evo. Un grande Imperatore esercitava un potere assoluto sul pianeta e sui mondi che aveva assoggettato. Sotto di lui, dei Duchi gestivano il potere in suo nome ma in pratica erano indipendenti e si spartivano i domini tra di loro. I più meritevoli, secondo l’insindacabile giudizio dell’Imperatore, ricevevano il titolo di Governatore del pianeta conquistato, dove potevano spadroneggiare a loro piacimento.
L’Impero disponeva un suo esercito e di una sua flotta spaziale, ma ogni Duca poteva disporre di truppe e di navi proprie. Erano sorte, in passato, delle rivalità tra i Duchi che erano sfociate in guerre sanguinose ma, con la conquista di altri mondi e la loro spartizione, si erano tutti interessati alle nuove conquiste e la rivalità tra di loro praticamente scomparve.
Il Duca Lundthor entrò nella sala del trono, già affollata di nobili di basso livello. Con passo lento e marziale si diresse verso uno scranno posto alla destra del trono e vi si sedette dopo aver rivolto un saluto, con un profondo inchino, all’Imperatore Hulhus che, semi sdraiato sul suo enorme trono, guardava la sala con aria annoiata. Alle sue spalle erano schierati dieci Guardiani, in uniforme nera, che impugnavano il kwerr, un’ arma in dotazione quasi esclusivamente a loro. Era formata da una lunga asta di acciaio che portava sulla cima una affilatissima lama seghettata, leggermente ricurva ma conteneva anche un generatore di raggi.
Nella sala entrarono due Guardiani tenendo per le braccia, un essere completamente nudo che si muoveva a stento e sanguinava dalle diverse ferite che aveva in varie parti del corpo. Arrivati di fronte al trono lo fecero inginocchiare in una incavatura del pavimento di forma quadrata di tre metri di lato e profonda una ventina di centimetri, rimanendo immobili ai lati di quella specie di vasca.
La voce gutturale dell’Imperatore risuonò nella sala silenziosa
«Qual’ è l’accusa ?»
Il Duca Lundthor si alzò dallo scranno e rivolto all’Imperatore disse:
«Grande Hulhus, questo ignobile Patrizio ha disubbidito ai miei ordini e si è appropriato di diversi...»
non riuscì a terminare la frase che l’ Imperatore lo zittì con un secco gesto della mano e rivolto ai due Guardiani ordinò:
«Procedete!».
Simultaneamente le lame affilate dei loro kwerr si abbatterono una alla gola e una alla nuca del prigioniero che crollò al suolo, con la testa semi staccata dal tronco, in un lago di sangue. Dopo qualche secondo, il fondo della vasca si aprì in due metà facendo sprofondare il corpo mentre, dai lati, fuoriuscì un liquido fumante, dall’odore acre, che lavò via tutto il sangue. La sala rimase muta quando l’ Imperatore si alzò dal trono e uscì seguito, poco dopo, dal Duca.
La stella Gamma Pavonis, visibile dalla Terra nella costellazione del Pavone, è una nana gialla non molto diversa dal Sole, attorno alla quale orbita il pianeta Uluth. La compiacenza dell’Imperatore Hulhus lo aveva affidato al Duca Wohlok, uno dei suoi più fedeli feudatari che. su incarico imperiale, svolgeva le mansioni di Governatore. In pratica, però, era il padrone assoluto, poiché il Grande Imperatore, per assicurarsi la fedeltà dei suoi duchi, lasciava loro mano libera, a patto che pagassero, o meglio, facessero pagare le tasse imperiali agli abitanti del pianeta. Uluth era particolarmente ricco di materie prime indispensabili all’Impero, soprattutto in campo militare. Gli scafi delle astronavi venivano fabbricati con metalli provenienti dai ricchi giacimenti del pianeta. La tecnologia degli armamenti dipendeva in gran parte dell’estrazione di metalli rari reperibili in abbondanza solo su Uluth. Inoltre, gli allevamenti intensivi di Qwok procuravano enormi quantità di carne pregiatissima e molto ricercata dai ricchi nobili dell’Impero. Gli abitanti indigeni del pianeta, un popolo mansueto di raccoglitori e cacciatori, erano stati asserviti all’Impero con la forza e costretti a lavorare secondo le direttive imposte dal Governatore. Le uniche due attività permesse erano l’estrazione di minerali e l’allevamento di Qwok.
Il Qwok era un enorme animale erbivoro del peso che poteva arrivare a 5 tonnellate. Era simile a un grosso rinoceronte, ma portava sulla testa quattro spaventose lunghe corna rivolte in avanti. Di indole mansueta, poteva essere facilmente addomesticato e utilizzato per lavoro o come cavalcatura, ma veniva allevato principalmente per la sua carne, considerata una prelibatezza in tutto l’Impero.
Gli abitanti del pianeta erano praticamente degli schiavi sotto il potere assoluto del Duca. Solo uno sparuto gruppo di individui si era ribellato alla tirannia e viveva nascosto sulle alture impervie ricche di alberi ad alto fusto e di grotte profonde. I Guardiani del Duca avevano l’incarico di cercarli e, una volta trovati, di ucciderli sul posto. Il Duca aveva stabilito un premio per ogni Ribelle ucciso, proprio per incentivare le ricerche, ma i ritrovamenti erano molto rari e ciòfaceva inferocire sia il Duca, sia i Guardiani ansiosi di riscuotere il premio.
Un ulteriore motivo che alimentava il desiderio di vendetta del Duca, era dato dal fatto che i Ribelli, in più occasioni erano riusciti a sopraffare dei Guardiani isolati uccidendoli e sottraendo loro il kwerr. Così armati, si rivelarono molto pericolosi per i Guardiani i quali, anche se molto più numerosi, non potevano evitare gli improvvisi sporadici attacchi di guerriglia che provocavano spesso perdite rilevanti. I Ribelli erano un vero incubo per il Duca che era deciso a risolvere il problema da solo, senza informarne l’Imperatore, per timore di essere esautorato in caso di prolungato insuccesso. Il fatto poi, che le file dei Ribelli s’ingrossassero sempre di più rendeva la situazione assolutamente intollerabile per lo spietato tiranno.