Diciamolo una volta per tutte, la realtà materiale è ampiamente sopravvalutata. E lo dico da materialista.
Si da materialista ateo che ragiona con il metodo scientifico, lo dico e lo ripeto: la realtà è sopravvalutata.
Innanzitutto, cosa ne sappiamo noi della realtà? Noi non sappiamo niente, neanche la più straordinaria delle menti può garantirci che quello che stiamo facendo, leggendo o guardando in questo momento sia la realtà o piuttosto un’illusione dovuta a qualche strano gioco dei nostri neuroni. Questi infatti potrebbero, adesso, essere in fase rem ed elaborare false realtà, che poi chiamiamo comunemente sogni, convincendomi che io sono in strada sotto la pioggia a bestemmiare perché tu mi hai cacciato di casa. Ma come faccio io a sapere che adesso in questo esatto momento non sono dentro al letto al caldo ad aspettare che suoni la sveglia?
Ammettiamolo, le tabelle della verità su cui si basano tutte le nostre convinzioni logiche e filosofiche cosa sono? Esercizi! Esercizi accademici ampiamente smentiti dalle attuali conoscenze.
Prendete Aristotele ad esempio, com’è che diceva? “È impossibile che il medesimo attributo, nel medesimo tempo, appartenga e non appartenga al medesimo oggetto e sotto il medesimo riguardo”
Ma che dici Aristotele? Io amo Roberta. E la odio. Perché mi ha cacciato di casa. Allora se io la amo non la posso odiare, se la odio non la posso amare, perché l’odio è la negazione dell’amore e l’amore la negazione dell’odio, secondo te e la tua filosofia.
Di certo è facile per un filosofo greco, con la pancia piena di retsina, millantare di poter sentenziare cos’è vero e cos’è falso.
Com’è che lo chiamate voi filosofi? Ah già… il principio di non contraddizione.
La facevate facile. Noi siamo i Greci, gli altri sono i barbari. Chi non è greco è barbaro, chi è barbaro non è greco. Eh sì, facile così. Ma oggi chi è che ragionerebbe in questo modo?
Insomma Aristotele mio, non capivate un cazzo, questa è la verità. E ci potevate anche arrivare, bastava non separare il mondo materiale da quello delle emozioni e avreste capito che ad un oggetto si possono associare più attributi spesso in contraddizione fra loro, e allo stesso tempo negarli questi attributi.
Certo, forse io sono facilitato dalla conoscenza della meccanica quantistica, ma ci potevate arrivare anche voi.
Oggi il fatto che il principio di non contraddizione non vale più, per lo meno in campo microscopico è un dato di fatto, consolidato, accertato e verificato.
Non mi credete cari filosofi? Allora parliamo della luce… ma si quella del Sole o quella della lampadine. Avanti ditemelo! Cos’è per voi la luce? Onda o particella?
Onda Elettromagnetica, diceva qualcuno! Altrimenti non si spiega il campo da essa generato.
Sbagliato, provate ancora.
Particella, diceva qualcun altro: altrimenti non si spiega l’effetto Compton.
Sbagliato ancora! “Come sbagliato ancora? – direte voi - O è onda o particella tertium non daretur” aggiungereste ostentando il vostro latinorum se siete colti.
E invece ve lo confermo, sbagliato ancora! Perché siamo nel campo della meccanica quantistica quindi il fotone è onda ed è particella. Capito Aristotele? Il fotone è onda E particella. Con buona pace del tuo principio di non contraddizione.