Four Sides - Musica Combattimento Scrittura e Responsabilità

Autore : Joe Santangelo
Anno di produzione : 2013
Casa Editrice : Caosfera edizioni
Genere letterario : Saggistica - Motivazionale
Formato : Cartaceo




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SCRIVERE

In “Cobalto” (2012), Kurt Wayne – il personaggio principale del Romanzo – consegna al lettore una definizione particolare dell’essere umano: «Da un punto di vista squisitamente fisiologico potremmo definire "l'uomo" come una complessa macchina organica che trasforma sistematicamente - dal suo concepimento, al primo vagito, all'ultimo respiro esalato - una sostanza che ha determinate proprietà, in un'altra sostanza che ha proprietà differenti. In particolare l'uomo è un meccanismo biologico che trasforma il cibo in energia e che, nel tempo libero, si ostina a vivere». Ho costruito un personaggio cinico che radicava consapevolmente ogni riflessione su crismi freddi e logici. Quel personaggio non sono io e dunque voglio ripartire da una definizione alternativa, ma ugualmente condivisibile: l’essere umano è una combinazione di pensieri, parole e azioni, più o meno sincronizzati tra loro – almeno negli intenti originari.

Potremmo considerare il trittico Pensiero Ì Parola Ì Azione come le tre fasi di sviluppo dell’essere umano, ovvero i tre passi che ciascun uomo attraversa per manifestarsi nel mondo, senza che ne abbia precisa consapevolezza: le sue percezioni, aggiunte a spirito e sentimento, si organizzano in pensiero al quale segue la parola, che precede – infine – il comportamento, la manifestazione fisica, l’azione. È evidente che i tre elementi godono della grande libertà di esprimersi anche autonomamente. Questa libertà concede loro di svilupparsi senza un criterio logico, cronologico, analogico. All’azione potrebbe seguire la parola, alla parola potrebbe seguire il pensiero. Non è importante indagare le dinamiche di questa terna da un punto di vista fenomenologico. È importante valutarne – piuttosto – l’attitudine a lasciarsi afferrare, addomesticare ed esprimere in modo consapevole, ovvero controllato, gestito dall’alto. La capacità di gestire l’azione – ovvero: la capacità di ispirare i movimenti del proprio corpo al pensiero – è affermata anche giuridicamente, in quanto rappresenta formalmente il prerequisito della capacità di intendere e di volere. Tutte le cosiddette “discipline del corpo” inquadrano la propria fondatezza sul valore di questa conseguenzialità (pensiero/azione): gli stessi sport da combattimento non potrebbero esistere qualora l’uomo fosse privo di questo attributo. La sfera del pensiero, suggestionata da quella delle percezioni interne (necessità) ed esterne (contingenza), è per definizione, impenetrabile. La parola si trova esattamente nel punto medio di questi due estremi. L’antico maestro spirituale egizio Ptahhopte suggerì – circa cinquemila anni fa: «… per poter essere forte, diventa un artista della parola; perché la forza dell’uomo è nella lingua e la parola è più potente di ogni arma». È impossibile manifestare i propri pensieri senza ricorrere a una sostanza a essi avulsa ed è altrettanto complicato esprimersi liberamente nell’agire per motivi diversi, ma altrettanto evidenti. Allora cosa ci rimane? Ci rimangono le parole. Per questo motivo le parole sono importanti. Nel linguaggio di una persona c’è la sua logica, il suo modo di ragionare, il criterio di vita. La pulizia di un linguaggio racconta di un percorso e di una ricerca, parla dell’attenzione all’esistenza.

Le parole sono tutto ciò che abbiamo.

Tra la parola e la scrittura c’è di mezzo solo lo strumento fisico. Non è necessaria la mano dello scrittore: anche la dettatura è possibile, ma la scrittura esige di vedere appagata la sua brama di lasciare una traccia e dunque è obbligata a trasformare il mondo.

Lo scrittore – dunque – è un sabotatore. Prima di lui il mondo ha una forma, dopo il suo passaggio è ancora riconoscibile – perché la scrittura non stravolge, ma protegge le sembianze della nostra terra – eppure è cambiato. C’è un pezzo in più o c’è un pezzo in meno: scrivere è costruire e scrivere è distruggere. Oppure lo scrittore è un artigiano: con le mani – con le sue mani – trasforma una sostanza in un’altra. Così dalle idee e dall’immaginario scaturisce un mondo, una storia, un ciclo di eventi che riconducono ancora al mondo, a un mondo cambiato. Oppure lo scrittore è un agricoltore. Si rimbocca le maniche – al mattino – e prende con sé tutti gli strumenti e se li carica sulle spalle. Poi raggiunge il campo, all’inizio della stagione. Lo osserva: è arido, rinsecchito ed esanime. Allora si accarezza il mento e scuote la testa e disegna una forma immaginaria, per terra: circoscrive il campo d’azione. Poi prende gli arnesi e comincia ad andarci giù di zappa, vanga e rastrello. Poi – una volta che ha terminato – prende il sifone e innaffia il terreno e lo prepara per una nuova semina, ma anziché ripassare con il cestino delle sementi, lui riprende il cammino verso casa e offre il suo lavoro all’altro uomo, per permettergli di offrire il suo contributo. La magia della scrittura – per dirsi davvero compiuta – esige un confronto, una relazione bidirezionale: da un lato c’è l’autore e dall’altro il lettore. Al di là dallo spazio e dal tempo. Al di là dalle diverse esperienze maturate, dalle età, dal sesso e dalla religione. Al di là dai desideri e dalle aspettative, dalla statura fisica, dal colore della pelle. Al di là dalle preferenze sessuali, dalla prospettiva dell’esistenza. Al di là dalle origini geografiche, dal colore politico, al di là dal secolo e dal millennio cui l’uno e l’altro appartengono. Oltre tutto questo, accade una magia: due persone entrano in contatto diretto. L’uno parla all’altro con la propria voce e l’altro ascolta l’uno e tutto si svolge secondo una correttezza e una pulizia di rapporti esemplare, rara, preziosa. L’autore impara ad avere rispetto del proprio ascoltatore, a semplificare i concetti più complicati, a guidare le sue riflessioni secondo una logica, con onestà e il lettore impara qualcosa che ancora non conosceva o semplicemente si lascia trasportare in un luogo diverso da quello che frequenta abitualmente o rafforza una convinzione che rievoca un passaggio o riconosce un’emozione cui non gli era stato capace – da solo – di attribuire un nome. Per il solo fatto di averla rivissuta leggendo, assieme all’autore, come se fossero accanto in quel momento: due vecchi amici. Il lettore è il soggetto della scrittura: ogni scrittore rivolge il pensiero al proprio lettore già mentre sta pensando. Ferma un’idea, la fotografa dentro la propria mente e ci lavora in ogni momento della giornata: fa, disfa, allunga, inclina, estende, scopre, ricopre, poi affina, pulisce, poi ghigna. Arriva il momento in cui avverte la necessità di tradurre il pensiero in qualcosa di più tangibile, in modo da custodirne memoria e allora si occupa delle parole: le sceglie in base alla propria sensibilità e a un criterio dal quale non può prescindere. Lo scrittore “ascolta” il suono delle parole con le orecchie del suo lettore: è lui che gli suggerisce se quella parola funziona o se dev’essere cambiata, è lui che si commuove oppure si arrabbia oppure s’intristisce. Lo scrittore è lì che ascolta e lì che osserva: deve fare in modo di non perdersi nulla. Ogni minimo dettaglio potrebbe vanificare il suo progetto: parlare con il lettore, spiegarsi, convincerlo della sua buona fede, costruire un filo, un’amicizia che non ha spazio e non ha tempo.

Spesso mi sono domandato la natura della forza che tiene a sé – avvinte alla stessa persona – due attività così particolari e così diverse come la scrittura e gli sport da combattimento. Due estremi di colore e spessore diverso tenuti assieme da uno stesso fusto e questo fusto sono proprio io. Ci ho pensato e ripensato, ci ho riflettuto nel tempo. Poi – in un giorno del passato – ho capito.

Esiste una moltitudine di parole in ogni lingua di ogni tempo: mille, diecimila, centomila parole. Ciascuna di queste ha una sua fisionomia, una forza che le è propria, forse anche una funzione. Eppure un discorso sensato può nascere soltanto da una delle tante corrette combinazioni di queste parole. All’autore è richiesto l’impegno di scegliere – tra le infinite combinazioni possibili – l’intreccio migliore per esprimere un senso, un emozione, per evocare un’atmosfera. Gli è richiesto lo sforzo immane di conoscenza dell’arsenale (parole), delle regole (interpunzione, sintassi, grammatica, fonetica) e dell’esperienza (emozioni) per esprimere il senso di una riflessione con accuratezza, all’interno di una strategia di più ampio respiro che rappresenta – in conclusione – il Romanzo, il Saggio o il generico componimento. Lo scrittore deve scrivere, scrivere: deve allenarsi ogni giorno.

Esiste una moltitudine di gesti tecnici in ogni disciplina di ogni paese e di ogni tempo: mille, diecimila, centomila tecniche. Ciascuna di queste presenta una sua fisionomia, una forza che le è propria, forse anche una funzione. Eppure un attacco sensato può nascere soltanto da una delle corrette combinazioni di queste tecniche. Al Combattente è richiesto lo sforzo immane di conoscenza dell’arsenale (tecniche di attacco, difesa, contrattacco), delle regole (distanza, potenza, resistenza, disturbo) e dell’esperienza (match) per esprimere compiutamente un’azione incisiva con precisione, all’interno di una strategia di più ampio respiro che rappresenta – in conclusione – la competizione, il torneo, il match. Il combattente deve combattere, combattere: deve allenarsi ogni giorno.

Io faccio sempre la stessa cosa.

Mi sforzo di conoscere aspetti nuovi dell’esistenza, di assimilarli e comprenderne le dinamiche per poi farne uso nella vita quotidiana come nella scrittura o nello sport. Posso trovarmi in qualsiasi parte del mondo, a qualunque ora di qualunque epoca storica: io svolgo sempre lo stesso mestiere. Combattere, scrivere, ascoltare musica: siamo sempre noi e pensiamo di essere persone diverse, di sviluppare qualità diverse, di impegnarci su obiettivi diversi e di raggiungere traguardi diversi, eppure ci stiamo illudendo.

Il mondo è uno, quello che ci meritiamo.

E noi facciamo sempre lo stesso mestiere: quello di assimilarci sempre di più a lui, trasformandolo con le nostre decisioni, fino a quando comprenderemo di essere il mondo stesso.

FOUR SIDEs rientra di diritto nella categoria del saggio, essendo un volume focalizzato su descrizione e approfondimento di tre ambiti dei quali l'Autore vanta una vasta conoscenza maturata sulla base di impegno, studio ed esperienze 'di campo'. Ha infatti conseguito importanti riconoscimenti in campo nazionale e internazionale in veste di atleta - prima - e di docente, nella seconda fase della sua carriera sportiva (Combattimento). Ha inoltre pubblicato sei volumi, quattro dei quali sono romanzi (Scrittura), e infine si dedica alla ricerca musicale da circa trenta anni, vantando una discografia che sfiora i quattromila pezzi (Musica). Ci parla delle sue passioni, dei suoi traguardi e dei modi in cui ha dovuto sormontare un fitto complesso di ostacoli per conseguirli. Le descrizioni sono avvalorate dai continui collegamenti alle proprie esperienze, agli episodi, alle riflessioni che hanno condotto agli approfondimenti e alle tesi qui proposte.

Questo anomalo "saggio episodico" tratta con passione argomenti a prima vista dirrelati tra loro, ma ne consegna un'interpretazione nuova e inedita di ciascuno, rivelando la grande affinità strutturale che li lega.

Segreti sulla motivazione: come scoprirla, alimentarla e tenerla costante nel tempo. Segreti rivelati sotto la forma delle esperienze raccontate, senza veli né misticismo: obiettivi, mezzi, metodi.

 

 

L'architettura narrativa è comune a ciascuno dei tre capitoli.

 

  • Esordi - in cui si traccia il punto d'inizio, per l'Autore e per il generico "studioso" o "cultore" di quell'ambito specifico (Combattimento - Musica - Scrittura);

  • Elementi fondanti - in cui si descrivono gli aspetti costitutivi della disciplina e se ne consegna ampia digressione;

  • Riflessioni - in cui vengono descritti i benefici che quel singolo ambito lascia in eredità a chi lo pratica, a patto che lo si interpreti nel modo corretto.

 

Da un punto di vista didattico può essere considerato come un gradevole insieme di suggerimenti e consigli per affrontare o migliorare - nei casi più avanzati - l'esplorazione di Sport, scrittura creativa e Musica Rock. Diversamente da scritti analoghi, il presente saggio ha il dono di una cifra narrativa semplice e volutamente spuria, nel senso che raccoglie al proprio interno anche racconti e imbastiture di piccole trame, sempre tratte da esperienze di vita vissuta. La scelta di adottare una tale cifra (saggio/episodi/brevi-racconti) è finalizzata a favorire un'immedesimazione con il lettore, per fargli sentire - ancorché comprendere - che i piccoli/grandi traguardi dell'Autore sono alla sua stessa portata.