È opportuno rimarcare che la scansione in diciotto sezioni argomentative dell’antologia prodotta dai concorrenti è iniziativa del curatore a tal punto soggettiva da potere apparire quasi arbitraria, ma non si tratta comunque di banalità riconducibile ad aria fritta, perché, invece, sono degli orientamenti efficaci, delle tematiche reali, degli stili precisi, delle forme canonizzate che costituiscono una parte delle mappe teoriche ad uso di chi si dedica alla poesia. Va rimarcata la constatazione che quasi tutti gli autori nominati potrebbero essere classificati in ben più di una sola sezione, ma anzi potrebbe stare in due o tre o ancora ben di più. Il curatore ha scelto per ogni autore aspetti che soggettivamento lo ha colpito di più. È Pacifico che più l’autore è poliedricamente creativo più diventa “vasto” – e per dirla con Walt Whitman – “possiede moltitudini” che gli permettono anche di contraddirsi, senza perciò mai autonegarsi, così come accade in matematica ove esistono i numeri, ma esistono anche gli an ti numeri che sono numeri anch’essi come lo sono i primi. Si parlerà allora di una poesia della poesia che si osserva allo specchio di sé stessa. Il punto più alto della poesia è ovviamente il canto del silenzio, ma quello appartiene solo alle creature celesti, e lo stesso Dante non ha osato intonarlo.